Domanda al CHINA MEDIA LAB =======================================================

giovedì 31 maggio 2007

Per evitare “l’Innovazione di Importazione”:

Una frase chiave sembra mettere tutti d’accordo quando si parla del Made in Italy :“bisogna innovare”.


Ma forse sulla parola, innovazione, ci sono ambiguità che la parola stessa contiene.


La mia riflessione sul tema è quotidiana ma in particolare si è materializzata in questo post, qualche giorno fa, leggendo un post del Blog del Direttore del Cefriel Fuggetta, sul tema.

Con acutezza, veniva segnalato che tanti dicono, molti suggeriscono, ma pochi alla fine fanno e io aggiungerei SBAGLIANO.


Infatti le più grandi innovazioni spesso non sono frutto di ricerche pianificate e andate a buon fine, ma sono frutto di errori, spesso grossolani, spesso anche incredibili.


Si va da un formaggio andato a male diventato negli anni un prodotto DOC, per finire con gli SMS “inventati per sbaglio” dagli operatori telefonici. Se qualcuno si ricorda i Business Plan degli operatori di allora, la voce “SMS” non esisteva, in quanto ritenuto SOLO un sistema di backup della rete.

Alla fine di quale “innovazione” si parla??


Di innovazioni ce ne sono tante e di diversi tipi, ma vivendo in diretta l’attuale momento della Cina si nota che tutte hanno in comune un punto fondamentale: cercare di innovare anche a costo di sbagliare.


Sulle Tv Cinesi questo aspetto è tanto chiaro, lo sbagliare, che viene illustrato ogni giorno quando vengono proposti i casi di successo di imprenditori cinesi.


Infatti ogni presentazione non parte dal fondo (il successo), ma parte nell’illustrare le difficoltà, gli insuccessi che l’imprenditore ha avuto.


Il fallimento, spesso anche ripetuto, gli stati d’animo dei momenti dove, ammettono candidamente, pensavano di non farcela a risolvere la questione. La componente di rischio economico, umano e delle pressioni sulle persone attorno.


E questo approccio nel presentare i successi imprenditoriali, i cinesi lo mettono sia nel parlare di high tech che nella innovazione della “coltivazione” dei pesci o del turismo locale.


Insomma per innovare, occorre VOLER innovare. Averne un reale bisogno.


Ma per innovare occorre essere pronti a sbagliare, anche molte volte. A fallire.


Per innovare, occorre avere capitali per sostenere l’innovazione nella sua fase di sviluppo. Ma il sistema finanziario è attualmente strutturato per finanziare chi ha un “track record” vincente. Ma chi sta innovando, difficilmente lo possiede o può possederlo anche per una fatto fondamentale: l’innovazione vincente è unica, irriproducibile.


Quindi anche se hai avuto successo, per il prossimo devi ripartire da capo, senza alcuna memoria dei tuoi successi precedenti, forte solo della tua allenata capacità ad affrontare gli errori e le difficoltà che si incontreranno e dovranno risolvere.


Quindi non esiste nessuno consulente perfetto per innovare, visto che se non è coinvolto esso stesso nel processo, difficilmente riuscirà realmente ad essere innovativo e come diceva Fuggetta, solo chi ha fatto “FORSE” potrà raccontare una storia credibile!.


Detto questo, il livello di innovazione italiano è talmente basso che in certi settori è scomparso, basti pensare all’elettronica, il grande cruccio del mio mentore il Prof. Degli Antoni..


L’impressione è che abbiamo paura di Innovare.


Ma come mai? Semplice. Per paura di sbagliare si sono utilizzati negli anni modelli e tecnologie che già avevano dato un qualche risultato in termini economici.


Questo negli anni, ha atrofizzato la capacità di innovare realmente, visto che le tecnologie e le esperienze erano spesso americane, favorendo l'apparentemente più semplice “Innovazione di Importazione” alla ben più ardua “Proposta di innovazione”.


Quindi uno degli obbiettivi del China Media Lab è quello di finalmente provare ad innovare, osare veramente, unendo gli sforzi delle diverse competenze, per cercare di realizzare, affiancare le imprese e il Made in Italy, in un mercato interno in potente crescita, come quello cinese ma dal quale poi è possibile agire anche a livello internazionale, magari assieme agli stessi cinesi.


Quindi non aspettiamo che le innovazioni ci vengano vendute al prezzo “di saldo”, continuando così ad alimentare la nostra perdurante “pigrizia innovativa”.


L’Italia e noi italiani, possiamo giocare un ruolo di rilievo in Cina e dalla Cina nel mondo, solo se ci ricordiamo come i vari Fermi, Volta, Meucci e Leonardo lavoravano e …. sbagliavano!


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